domenica 23 febbraio 2014

Maxi Zagor 21, -Spedizione di soccorso- Sfida alla terra maledetta, da cui non si torna! (By Ninaccio)


Maxi Zagor 21, Spedizione di soccorso, Gennaio 2014, 288 pagine, b/n Sergio Bonelli Editore

Spedizione di soccorso

Sceneggiatura:Jacopo Rauch voto 8,5

Disegni:Gianni Sedioli voto 8,5

Copertina: Gallieno Ferri voto 6+


<<Questo non è un posto come gli altri professore, se volete rimanere vivo è bene che lo teniate sempre a mente...qui tutto quello che si muove è un pericolo perché questa è la Terra-da-cui-non-si-torna!>>

Le parole di Jonathan Staggler, rivolte al professor Kranack, aprono il sequel della fortunata storia La terra da cui non si torna del duo Marcello Toninelli e Gallieno Ferri che nel lontano 1985, rimase impressa a moltissimi lettori zagoriani, me compreso, e che da tempo auspicavano una nuova sfida alla terra maledetta!
Si, perché un posto del genere si presta davvero a qualsiasi tipo di vicenda avventurosa, la sfida all'ignoto, che poi è da sempre il senso stesso di avventura.


Ci hanno pensato Jacopo Rauch e Gianni Sedioli due tra gli autori più bravi ed apprezzati in forza allo staff di Zagor, a realizzare un maxi ricco di situazioni avventurose che riportano il lettore nella landa infernale da cui Zagor era riuscito ad uscire miracolosamente e in modo a dir poco rocambolesco.
In effetti la curiosità è tanta nel rivedere un posto dove praticamente è impossibile sopravvivere, viste le condizioni proibitive e dove sia fauna e flora appartengono a mondi letali, lontani anni luce da quello terrestre.

Così come il primo viaggio dentro La terra da cui non si torna fu  casuale, frutto del caso, di situazioni sfortunate che si sono rapidamente susseguite, questa volta la situazione è differente perché ci sono degli studiosi interessati a studiare quel territorio ostile, quei Kruger e Mayer di Nolittiana concezione, che tornano a Darkwood dopo tantissimo tempo, a dare una mano, dal punto di vista delle ricerche, al professor Kranack, loro grande amico.
Il professore attratto dalla grande quantità di piante e animali strani da studiare ha organizzato una spedizione all'interno del territorio più ostile di tutta la regione, facendosi guidare nientemeno che da Jonathan Staggler,uno che da quel posto,La terra da cui non si torna, era riuscito a tornare eccome (assieme a Zagor e Cico).

Confesso che Jonathan Staggler, di professione avventuriero, nella prima storia a me era sembrato molto più losco (addirittura per lunga parte del racconto, avevo pensato fosse lui l'autore del colpo in banca) perchè mi parse subito sospetto il fatto che si unì al gruppetto che inseguiva il carrozzone dei teatranti fin dentro la terra maledetta, dove non c'era la minima possibilità di tornare... 
Infatti alla domanda di Zagor <<avevate dei soldi depositati nella banca rapinata anche voi>> Staggler risponde <<oh no...sono solo di passaggio qui a Munrowhill...mi sono unito alla posse solo perchè mi piace l'azione...>> insomma il rischio è troppo grosso rispetto al piacere dell'azione, qui si tratta di lasciarci la pelle (nel suo caso, per puro spirito d'avventura).  

Sinceramente ho creduto fosse una scusa, e che si fosse aggregato agli inseguitori solo per potere recuperare il bottino che aveva nascosto nel carro dei guitti.
Abbiamo visto che non era lui l'autore del colpo, ma se avessi dovuto puntare il dito su qualcuno, avrei senza dubbio fatto il suo nome.

Per cui non ho avuto nessuna sorpresa a rivederlo a fare da guida ai ricercatori famelici di nuove scoperte scientifiche, ma stavolta inizialmente non ho minimamente dubitato di lui, tra l'altro diventato nel frattempo, sceriffo di Munrowhill!
Nemmeno Zagor, che si fida di lui, ha pensato, rivedendolo, che dietro la losca faccenda legata alla sparizione del professor Kranack ci fosse lui e mister Davenport, il signorotto della città...

Tutto gira intorno al voltafaccia di Staggler, dunque, che per denaro e avidità, come fu per la prima avventura dentro La terra da cui non si torna, si trasforma,cambia, come i mostri che la popolano, vendendo Zagor e i suoi amici, e non esitandoli a (farli) uccidere più volte: la trappola della "buca della vedova" da cui Zagor sfugge per soffio ad una morte atroce,è solo l'ultima delle imboscate ordite ai danni dello Spirito con la scure, ci mostra tutta la spietatezza di un uomo che ancora una volta per bramosia e delirio di un folle senso di ricchezza, perde di vista ogni briciolo di umanità, fino all'ultimo, fino alla fine, quando cerca di freddare Zagor che comunque lo voleva salvare dalle fiamme incombenti portandolo sul pallone aerostatico...
<<ma quel furfante aveva intenzione di lasciarci qui>> afferma il professor Kranack <<lo immagino ma noi non siamo come lui...>>  la risposta di Zagor!
Alla fine, colpito a morte dallo Spirito con la scure, le sue parole suonano come una implacabile sentenza <<in fondo lo sapevo che non sarei mai dovuto tornare in questo postaccio...>> ma uno Zagor deciso ribatte <<quello che non dovevi fare era di passare dall'altra parte della barricata>>. 

Il resto è una fuga in pallone aerostatico dei nostri, che miracolosamente riescono a salvarsi ancora una volta,un attimo prima, mentre giù si scatena un inferno che, pare decretare la fine de La terra da cui non si torna, fatto di colate laviche, lapilli ed esplosioni, corse pazze di mostri verso una improbabile salvezza...  

I disegni di Gianni Sedioli, (che con questo maxi celebra il decennale delle sue pubblicazioni per Zagor la sua prima storia uscì sulla serie regolare nel 2004 "Neve rossa") a me sono piaciuti moltissimo, è un disegnatore che apprezzo molto, dalla linea chiara, classica, e tuttavia con quel qualcosa di moderno che mi piace come la plasticità, o la rappresentazione dei volti che ricordano molto l'impostazione Ferriana nella loro essenzialità e precisione.
Ma la cosa che a me ha fatto impazzire di Sedioli è come ha rappresentato i fondali misteriosi della terra da cui non si torna: strepitosi e oscuri, ha saputo ricreare in modo perfetto tutta l'atmosfera di inquietudine e mistero della storia precedente aggiungendone dell’ulteriore, disegnando in maniera eccezionale lo scorcio di una Darkwood impenetrabile e crudele, così come le nuove specie di animali mutati in mostri, disegnati in modo credibile seppure nelle loro fattezze caricaturali e raccapriccianti! 

La cover del maestro Ferri è sufficiente,più che dignitosa.
Il concept poteva però essere sviluppato meglio, e per una storia che segnava il ritorno in un posto malefico, forse ci sarebbe voluto qualcosa di più incisivo a livello grafico, ma come tratto non posso che fare un applauso al leggendario Gallieno!
(By Ninaccio)

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