sabato 25 gennaio 2014

Zagor CSAC 93-94, -La terra da cui non si torna-, ovvero quando la sfida all'ignoto è ontologia stessa dell'avventura! (By Ninaccio)

Zagor collezione storica a colori, La terra da cui non si torna, Novembre 2013, volumi 93 e 94, I fumetti di Repubblica-L'Espresso, 220 pagine a colori

 


La Terra da cui non si torna

Soggetto e sceneggiatura : Marcello Toninelli voto 8,5

Disegni e copertine : Gallieno Ferri voto 8,5


Torna in edicola, grazie al gruppo La Repubblica-L’Espresso una delle più belle avventure (in assoluto) di Zagor, pubblicata per la prima volta nel 1985 sui numeri 241/242/243 della serie mensile, e di cui tra l’altro, proprio in questi giorni è uscito un sequel dal titolo Spedizione di soccorso, apparso sulla collana Maxi Zagor (numero 21) a firma di Jacopo Rauch e Gianni Sedioli.

Resa ulteriormente accattivante dal colore e dal grande formato di questa collana, la storia, scritta da Marcello Toninelli (anche in questo caso, una delle sue migliori in assoluto) e disegnata dal leggendario Gallieno Ferri, racconta di una tragica odissea vissuta dai nostri, attraverso una zona sconosciuta di Darkwood a tutti ben nota come La-Terra-da-cui-non-si-torna : posto inaccessibile agli umani, visto che tutti coloro che in passato hanno cercato di spingersi oltre i suoi già scoraggianti confini, costituiti da rocce taglienti e vapori bollenti, non hanno mai più fatto ritorno…
<<l’intera zona è tabù per tutte le tribu della zona>> afferma Zagor che fa ben presente la situazione al carro di attori girovaghi che proprio per sbaglio sta andandosi a ficcare in quella landa infernale dopo avere perso la strada che porta a Munrowhill, la cittadina dove in realtà erano diretti per allestire una tappa del proprio spettacolo teatrale.
Malauguratamente però, quando il diavolo ci mette lo zampino, è difficile che le cose vadano nel verso giusto e così, quando la compagnia di Lon Darnel, viene ingiustamente accusata della rapina in banca, verificatasi proprio in concomitanza del loro arrivo in città, ecco che succede l’irreparabile : spaventati dagli spari e dalla folla inferocita, i tre teatranti  tentano la fuga con il loro carrozzone ma quel tentavivo di scappare in preda al panico, prenderà una via ancor più tragica, conducendoli, obbligati dalle circostanze, a imboccare il sentiero terribile della Terra-da-cui-non-si-torna, nella speranza che gli inseguitori, scoraggiati dalle dicerie su quella terra maledetta, rinuncino…
Non sarà così, e allora la rincorsa continuerà dentro un territorio ostile e malvagio, senza soste ed esitazioni, dove ben presto l’orrore dilagherà con spaventose creature mutate, feroci ed assassine che spuntando da tutte le parti, si avventeranno indistintamente, sia sugli inseguitori che sugli inseguiti, in maniera efferata e violenta.
La fine orribile dello sceriffo Trevor (amico di Zagor da vecchia data) divorato da giganteschi rospi carnivori, dopo essere stato squagliato con l’acido prodotto dagli stessi, terribili batraci è davvero atroce e raccapricciante, ma sarà la morte di Bush, colpito alla gola dai denti aguzzi di una specie di enorme serpente con le zampe a restare maggiormente impressa perché è come se non ci fosse possibilità di redenzione per chi, dopo la galera, cerca di rifarsi una vita, poiché il marchio dell’infamia ti resta appiccicato per sempre e il passato torna comunque a perseguitarti, anche nel modo più ingiusto e crudele, come in questo caso.
<<Non dovrai mai più avere paura...nel posto in cui stai per andare non ci sono ne sceriffi ne prigioni e nessuno ti perseguiterà più...potrai essere felice, finalmente…>> toccanti le parole del suo secondo padre, Lon Darnel che di quel ragazzo aveva compreso tutte le sofferenze psicologiche, e la sua vita infelice, dandogli la possibilità di entrare nel suo piccolo teatro itinerante e cercare in questo modo di farla ripartire sotto la sua tutela.
La parte conclusiva, rocambolesca e con fatti inaspettati, non è meno cruenta, poichè i guai per gli sfiancati superstiti non sono affatto terminati :  il ladro (il vicesceriffo Luke) non appena fuori dalla parete delle Pietre Taglienti, rivela la sua vera identità (era stato lui ad avere commesso il colpo, nascondendo la refurtiva proprio nel carro di Lornel) cercando di fuggire con il bottino, avvalendosi dell'effetto sopresa e dell' ultimo inganno perpetrato ai danni dei compagni di quel viaggio allucinante…
Ma anche in questo caso, non è finita, perché ad aspettarlo ci sono i due avanzi di galera che avevano turbato il giovane Bush la sera dell’arrivo a Munrowhill, i quali, capendo ciò che stava succedendo in città dopo la rapina, hanno scaltramente aspettato tutti (presunti ladri e inseguitori) all’uscita della Terra-da-cui-non-si-torna, pronti a per recuperare il denaro rubato...

Il sipario che calerà definitivo, sarà tragico e mortale, con lo stesso Zagor costretto, suo malgrado, ad uccidere…<<quante morti, quante sofferenze...e tutto per un mucchio di soldi che ora torneranno tranquillamente in banca>> saranno le parole dello Spirito con la scure, amareggiato.
L’avidità, dunque, come tema trainante di una storia che ci fa vivere il senso dell’avventura a 360 gradi, piena di suspense, di rischi e di meraviglie sconcertanti; la bramosia umana che acceca, che soverchia qualsiasi altro sentimento, rendendo l’uomo una belva, non più in grado di ragionare, capire, riflettere e quando, ci si accorge di avere passato il limite, purtroppo è davvero troppo tardi, perché il dramma si è ormai consumato in un ultimo scontro a fuoco <<dovevo immaginarlo che sarebbe finita così...è andato tutto storto… fin dall’inizio…>> confida Luke in fin di vita a Zagor.


I disegni di Ferri come al solito, sono molto belli ed efficaci, a cui, tra l'altro, sia il colore che il grande formato, conferiscono davvero un grande lustro, e quell’aggiunta di drammaticità che rende perfettamente la tensione della storia!
Non sono privi di imperfezioni, sia chiaro, ma al leggendario Maestro ligure tutto è concesso, perché esse appaiono in fondo, davvero ben poca cosa, in riferimento al rapporto qualità-quantità, tipico soltanto delle vere Leggende, quelle con la L maiuscola!

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