domenica 14 luglio 2013

Dampyr 160, -La monaca- Napule è mille paure / Napule è a voce de' criature /che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo… (By Ninaccio)

Dampyr 160, La monaca, luglio 2013


Soggetto e sceneggiatura: Claudio Falco voto 7,5

Disegni: Nicola Genzianella voto 8,5

Copertina: Enea Riboldi 6+

Napule è mille culure / Napule è mille paure /  Napule è a voce de' criature /che saglie chianu chianu e tu sai ca nun si sulo…

Bella storia quella del ritorno a Napoli di Harlan, con ovviamente Claudio Falco che gioca in casa, (a cui, se non fossimo in un periodo di crisi nerissima per il medium fumetto, consiglierei vivamente di fare lo sceneggiatore a tempo pieno, vista la sua bravura) e gli eccezionali disegni di Nicola Genzianella, qui davvero ispirato come non mai a rievocare in chiave oscura i vicoli di Napoli, che sotto il suo tratto hanno assunto nuove e inquietanti sfumature tenebrose.



Quella di Agnese Ayala è una storia di ossessione,  di amore folle e malato, ma anche di vendetta, per la sua stirpe, visto che il padre l’ha condannata ad una amara (non voluta) vita di monacale clausura.

Agnese è bella, bellissima a tal punto da conoscere il fascino irresistibile e trascinante di Samael (il re dei seduttori) che gli permetterà di pazientare più di 400 lunghissimi, eterni anni per potere compiere la sua terribile vendetta di sangue e amore … e così quando a Napoli iniziano ad esserci delle morti sospette in luoghi particolari (conventi chiusi da secoli, monasteri), con segni particolari grazie anche al ritrovamento di un grimorio maledetto, i nostri tornano nella città partenopea, chiamati da Don Raffaele …

Da rilevare che nello scontro finale, Harlan, Kurjak sono in grave difficoltà, e sarà solo grazie all’intervento risolutivo del Principe dell’Inferno Samael, che le cose si aggiusteranno: infatti, dopo avere concesso a suo tempo l’immortalità ad Agnese Ayala, gliela toglie con un gesto...

La storia mi è molto piaciuta, davvero bella l’ambientazione tra conventi e chiese abbandonate, tra posti bui e diroccati, coperti dalla polvere dei secoli dove agiscono moderne aspirazioni ed ossessioni in un contrasto di fascino davvero irresistibile.
Nessun problema a leggere i dialoghi in napoletano, il dialetto più simpatico di tutta la penisola italiana, che anzi ho trovato molto azzeccati, non eccessivi e ben calibrati : danno un grande senso di appartenenza  ai luoghi rendendo ancor di più la storia aderente alla realtà.

I disegni sono fantastici, tratto migliore non ci poteva essere per rendere omaggio ad una città che vive mille contraddizioni, quella che ci propone Genzianella è una Napoli oscura oltre ogni limite, piena di angoli bui e segreti che incutono paura, certe sequenze esterne sono da applausi così come lo sono certi primi piani dei personaggi!

Personalmente adoro la tecnica di chiaroscuro, di ombre e luce dei disegni di Genzianella, molto adatta per questo tipo di storie, rappresenta un valore aggiunto alla sceneggiatura, senza alcun dubbio!

Anche la cover stavolta mi piace, e ammetto che mi piace proprio il fatto che sia incentrata tutta sulla indemoniata Agnese Ayala e le sue consorelle fantasma in primissimo piano, relegando Harlan a una esile figura in secondo piano!


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