Dampyr 160, La monaca, luglio 2013 |
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Falco
voto 7,5
Disegni: Nicola Genzianella voto 8,5
Copertina: Enea Riboldi 6+
Napule
è mille culure / Napule è mille paure / Napule è a voce de' criature /che
saglie chianu chianu e tu sai ca
nun si sulo…
Bella
storia quella del ritorno a Napoli di Harlan, con ovviamente Claudio Falco che
gioca in casa, (a cui, se non fossimo in un periodo di crisi nerissima per il
medium fumetto, consiglierei vivamente di fare lo sceneggiatore a tempo pieno,
vista la sua bravura) e gli eccezionali disegni di Nicola Genzianella, qui davvero
ispirato come non mai a rievocare in chiave oscura i vicoli di Napoli, che
sotto il suo tratto hanno assunto nuove e inquietanti sfumature tenebrose.
Quella di
Agnese Ayala è una storia di ossessione, di amore folle e malato, ma anche di vendetta,
per la sua stirpe, visto che il padre l’ha condannata ad una amara (non voluta)
vita di monacale clausura.
Agnese è bella, bellissima a tal punto da
conoscere il fascino irresistibile e trascinante di Samael (il re dei
seduttori) che gli permetterà di pazientare più di 400 lunghissimi, eterni anni
per potere compiere la sua terribile vendetta di sangue e amore … e così quando
a Napoli iniziano ad esserci delle morti sospette in luoghi particolari
(conventi chiusi da secoli, monasteri), con segni particolari grazie anche al
ritrovamento di un grimorio maledetto, i nostri tornano nella città partenopea,
chiamati da Don Raffaele …
Da rilevare
che nello scontro finale, Harlan,
Kurjak sono in grave difficoltà, e sarà solo grazie all’intervento risolutivo
del Principe dell’Inferno Samael, che le cose si aggiusteranno: infatti, dopo
avere concesso a suo tempo l’immortalità ad Agnese Ayala, gliela toglie con un
gesto...
La storia mi è molto piaciuta,
davvero bella l’ambientazione tra conventi e chiese abbandonate, tra posti bui
e diroccati, coperti dalla polvere dei secoli dove agiscono moderne aspirazioni
ed ossessioni in un contrasto di fascino davvero irresistibile.
Nessun
problema a leggere i dialoghi in napoletano, il dialetto più simpatico di tutta
la penisola italiana, che anzi ho trovato molto azzeccati, non eccessivi e ben
calibrati : danno un grande senso di appartenenza ai luoghi rendendo ancor di più la storia
aderente alla realtà.
I disegni
sono fantastici, tratto migliore non ci poteva essere per rendere omaggio ad
una città che vive mille contraddizioni, quella che ci propone Genzianella è
una Napoli oscura oltre ogni limite, piena di angoli bui e segreti che incutono
paura, certe sequenze esterne sono da applausi così come lo sono certi primi
piani dei personaggi!
Personalmente
adoro la tecnica di chiaroscuro, di ombre e luce dei disegni di Genzianella,
molto adatta per questo tipo di storie, rappresenta un valore aggiunto alla
sceneggiatura, senza alcun dubbio!
Anche la
cover stavolta mi piace, e ammetto che mi piace proprio il fatto che sia
incentrata tutta sulla indemoniata Agnese Ayala e le sue consorelle fantasma in
primissimo piano, relegando Harlan a una esile figura in secondo piano!
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